Lo Smart working è davvero “smart”?

Quando le terminologie d’oltralpe, in Italia rivestono una differente interpretazione…

Smart working e project work hanno molto in comune. Se infatti togliamo dallo smart working tutta la parte relativa alla creatività, al problem solving, alla selezione delle possibili alternative, alla decisione condivisa, alla valutazione di quanto è successo a fine di “lezioni apprese” e di provvedimenti correttivi, che presuppongono un forte componente di interazione diretta, ci ritroviamo in un semplice “lavoro da remoto”. Una attività di tipo “clerical”, normata, strutturata e inquadrata da procedure informatiche che può essere svolta in presenza o da remoto quasi allo stesso modo. Quindi siamo fuori dallo “smart working”.

Se, d’altra parte, svuotiamo il project work delle componenti di “incertezza e unicità” che lo caratterizzano per definizione, e che comportano un apprendimento collettivo continuo e una ridefinizione frequente di azioni, priorità e compiti, ci ritroviamo in una attività di progetto di tipo routinario. Che differisce dal lavoro “di processo” solo perché applica un mix di volta in volta diverso, ma fatto di soluzioni standard prese da un campionario omologato. Quindi siamo fuori dal “Project work”.

Potremmo quindi parlare di Project Work in Smart Working o di Smart Project Working perchè questa è la sfida: lavorare per progetti, che è sinonimo di “risposta a un bisogno” (sia che si tratti di studiare una nuova campagna di marketing che trasformare un processo o di dare una risposta personalizzata a una istanza specifica). Ma in modo “Smart” cioè applicando le migliori Soft Skills” (generazione creatività, problem solving, …….., gestione delle riunioni, gestione dei conflitti, motivazione, leadership),  ma anche le migliori tecnologie digitali al fine di ottenere il migliore risultato (performance collettiva, soddisfazione individuale, ….) al minimo costo (tempo perso, stress, …..).

Riprogettare l’azienda in modalità “smart” significa affrontare con metodo tutte le variabili da considerare:

  • quella organizzativa (processi esternalizzabili, KPI, orario di lavoro, governance/controllo, ecc.)
  • quella tecnologica e infrastrutturale (collegamenti , Hw e Sw, sicurezza IT, postazione di lavoro,….)
  • quella motivazionale e sociale (modalità di comunicazione “smart”, gestione del cambiamento, apprendimento, conflittualità tra tempo libero, famiglia e lavoro 
  • quella normativa ,…….e tanto altro ancora

L’utilizzo di tecniche e metodologie di project management possono aiutare ad affrontare la complessità e coglierne tutte le opportunità che si presentano